
La notizia è praticamente ovunque, e ormai lo sappiamo tutti: Silvia Romano è stata liberata, e adesso è in Italia. La giovane volontaria milanese, partita in Kenya per prendersi cura dei bambini della comunità "Africa Milele Onlus", era stata rapita il 20 novembre 2018 da un gruppo di criminali "comuni", e poi "venduta" a gruppi terroristici legati ad Al Qaeda. Il suo sequestro è durato in tutto 535 giorni. E questi sono i fatti, puri e semplici, come sono stati già riportati in lungo e in largo. L'aspetto sul quale ci concentreremo oggi invece è l'interpretazione della notizia, e l'analisi delle varie sfumature che le diverse testate giornalistiche stanno tentando di attribuire a questo evento. Per scoprire che poi, nonostante tutte le varie differenze, il tipo di strumentalizzazione che vorrebbero produrre è comunque sempre lo stesso; e non è utile in nessun caso. Ci sono giornali - Libero, TgCom24, Dagospia - che fanno un accenno al presunto riscatto che è stato pagato per riaverla, accentuando più o meno marcatamente un pò di stizza. Parallelamente esistono testate che ammiccano alle presunte dichiarazioni in cui Silvia affermerebbe di essersi convertita all'Islam - con il sottotesto più o meno velato - giudicate da voi - che convertirsi ad una religione diversa sia una sorta di tradimento e/o instradamento verso il terrorismo. Lo scopo di chi fa questi riferimenti - che siano siti di informazione o singoli personaggi politici - è senza dubbio schiacciare un occhiolino verso questa o quella parte politica. Guadagnare consensi e scatenare i commenti beceri sui social. Ma in questo modo Silvia Romano rischia di essere spersonalizzata e strumentalizzata in maniera indegna. E così la nostra coetanea diventa semplicemente uno strumento politico. Nessuno a cui sia stata anche solo un minimo a cuore la vicenda di Silvia dovrebbe usarla per dire, come ha fatto il ministro Salvini nella giornata di ieri nel programma Mezz'ora in più: "E' chiaro che nulla accade gratis [riferito alla liberazione n.d.r]. Auguro lunga e serena vita a questa ragazza, ma per rispetto di coloro che rischiano la vita per salvare altre vite, prima di dire 'la prima cosa che farò sarà tornare in un luogo a rischio', ci penserei due volte, ma ognuno fa quello che vuole..." Nè tantomeno si dovrebbe sfruttare il suo caso per assurgerla a "testimone" delle fazioni che la pensano diversamente. Come per altro è stato fatto da Paola De Micheli, ministra del PD che su Twitter, sotto la foto di Silvia, ha incollato il simbolo del suo partito, senza alcun ragionevole motivo. Per il momento a nessuno dovrebbe interessare se lei si sia convertita all'Islam o meno; perchè questa è semplicemente una sua scelta personale. Nè ci si dovrebbe concentrare sul fantomatico riscatto, che ancora comunque non è stato confermato da nessuno. Quel che davvero dovrebbe importare, a molte più persone, è che Silvia stia bene. E che la nostra giovane connazionale non abbia perso la sua voglia di cambiare il mondo, nonostante tutto quello che ha subito. Per il resto, almeno per noi, le polemiche stanno a zero, in attesa dei fatti che emergeranno dal suo incontro con il pm.Da tutti questi tentativi capiamo che forse in pochi avevano davvero a cuore Silvia Romano come persona.