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La Sindrome del Chihuahua: e tu abbai o ti informi?

2019-10-30 13:29

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Apertura, News&Politics, Senza categoria, comunicazione social, dialettica, la sindrome del chihuahua, politica, Simone Dei Pieri,

La Sindrome del Chihuahua: e tu abbai o ti informi?

I Chihuahua: quegli esserini tanto minuscoli quanto fastidiosi, capaci di minare la sanità mentale di chiunque sia costretto ad ascoltare i loro vers

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I Chihuahua: quegli esserini tanto minuscoli quanto fastidiosi, capaci di minare la sanità mentale di chiunque sia costretto ad ascoltare i loro versi striduli e incessanti. Per di più, i Chihuahua, sanno essere spavaldi e sicuri di sé e non hanno alcuna paura di abbaiare contro cani grossi anche il doppio di loro.Esattamente come quegli utenti privi di ogni competenza e conoscenza che, quasi sadicamente, si sentono in diritto di giudicare e sparare sentenze su, praticamente, qualsiasi argomento. Ecco, questo è il paragone che fa da forza trainante a La Sindrome del Chihuahua, il libro argomentativo di Simone Dei Pieri su- e ci viene detto esplicitamente dal sottotitolo scelto dall’autore- come vincere le elezioni usando i social.Attenzione però, La Sindrome del Chihuahua non è assolutamente, né in alcun modo vuole esserlo, un manuale d’istruzioni, piuttosto è un excursus storico e pratico sulla parola e sull’importanza che la capacità di utilizzarla ha assunto nella politica sin dalla notte dei tempi.Più che una trattazione (che diciamocelo francamente: come termine sa tanto di mattone noioso e sfiancante) questo libro è un viaggio nel tempo e nei luoghi che hanno portato, oggi, l’abilità oratoria ad essere fondamentale nella politica. Dalla dialettica di Socrate, Platone e Aristotele alle nuove agorà virtuali, passando per i grandi classici della storia Romana, per gli emblematici comizi tenuti di fronte a piazze gremite e per gli strumenti che hanno permesso l’esistenza di tali metodi di comunicazione.Il concetto fondamentale per la comprensione de La Sindrome del Chihuahua è quasi di stampo Hegeliano: un tutto assoluto, la comunicazione, diviso in tre fattori imprescindibili e insostituibili, che sono il comunicatore, il veicolatore e il ricevente. Per farla breve e dare dei volti concreti a questi tre momenti, il comunicatore altro non è che il politico che vuole diffondere la sua idea, il veicolatore è il mass-media che svolge l’atto pratico di far conoscere tale idea e il ricevente è il popolo, ovverosia tutti noi, che riceviamo, e veniamo quasi bombardati, dalle mille idee che nascono e si evolvono di giorno in giorno. In realtà- e avendo citato Hegel e il suo Metodo Triatico non possiamo non farne menzione- le tre fasi della comunicazione possono a loro volta essere ulteriormente divise: il politico può formulare un pensiero per il bene della comunità intera, per il bene di una minoranza o, addirittura per mero interesse personale. Così come i sistemi di comunicazione possono riportare i messaggi in maniera fedele, parzialmente fedele o travisandone assolutamente i concetti base. Va da sè, dunque, che chi riceve il messaggio possa coglierlo appieno, in parte o non capirci una beneamata.La Sindrome del Chihuahua, quindi, attraverso questo percorso mette a nudo la comunicazione dei giorni nostri, sviscerandone anche le peculiarità più di nicchia e meno note ai più. Parliamo, cioè, di mezzi, tanto potenti quanto potenzialmente pericolosi, come il Deep Web, le Fake News e le statistiche e i dati manipolati e corrotti. Il tutto, ricordiamolo, contestualizzato su quegli utenti-Chihuahua che rifiutano di informarsi e credono di possedere il Sacro Graal della conoscenza. Convinzione che inevitabilmente porta all’utilizzo del metodo WYSIATI, del quale proprio il nostro Simone Dei Pieri ci ha parlato nel primo episodio di IntoDP, e alla formulazione di teorie assurde e complottistiche come il Terrapiattismo o le Scie Chimiche.Per concludere, La Sindrome del Chihuahua altro non è che un piccolo tentativo di farci aprire gli occhi e di renderci conto dei metodi e delle strategie che i politici e i media utilizzano per manipolare l’opinione pubblica. E chissà che non possa essere anche lo strumento giusto per mettere una museruola a tutti quei fastidiosi Chihuahua che non la piantano di sentirsi Pitbull.