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Referendum & Pop Corn: cosa c'è da aspettarsi stavolta?

2020-09-17 08:21

Simone Dei Pieri

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Referendum & Pop Corn: cosa c'è da aspettarsi stavolta?

Dovrebbe essere risaputo che l'Italia, con i referendum, ha un rapporto ambiguo. Dopo la scelta tra Repubblica e Monarchia, infatti, più volte i refe

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Dovrebbe essere risaputo che l'Italia, con i referendum, ha un rapporto ambiguo. Dopo la scelta tra Repubblica e Monarchia, infatti, più volte i referendum sono diventati occasione di dibatti per scegliere intorno a temi decisivi.



Non ultimo, il Referendum del 2016 al quale Matteo Renzi aveva legato la sopravvivenza del proprio Governo. Scelta poi rivelatasi suicida in termini politici, ma che ha rivelato molto sul tipo di voti che molti espressero.


Tra un "voto per mandare a casa Renzi" e un "voto perché sostengo Renzi", i voti furono annacquati in un senso e nell'altro, distogliendo di fatto l'attenzione dal quesito.


Succede sempre? Sì, ogni referendum non è "solo" un quesito in ordine alla modifica di qualcosa, ma è anche -e soprattutto- una precisa indicazione politica che i cittadini sono chiamati ad esprimere. Lasciando quindi da parte per un momento le modalità con cui si comunicano i due fronti, riprendiamo le ragioni del Sì e del No.


 


Il quesito referendario: cosa ci si chiede il 20 e il 21 settembre?

"Approvate il testo della legge costituzionale concernente"


Modifiche agli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentari

", approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana n.240 del 12 ottobre 2019?"La modifica di cui parla il quesito referendario è, lo sappiamo bene ormai, quella che riguarda il cd.


Taglio dei Parlamentari

, che prevede una riduzione proporzionale sul territorio nazionale dei parlamentari.Per entrare nel dettaglio, è previsto un taglio che porta i deputati da 630 a 400 ed i senatori da 315 a 200. 


Le ragioni del no.

Stavolta si vota sì per dire sì e no per dire no, quindi i cittadini, rinfrancati dalla banalità del quesito, si portano avanti e si schierano già da prima dell'estate. Chi sostiene il no punta tutto sul concetto di democrazia che, depauperata da un numero di 345 parlamentari, rischia di risentirne così come la rappresentatività dei territori.Ad aggiungersi a questo, il costo che graverebbe solo in maniera irrisoria sul bilancio dello Stato e, quindi, secondo i sostenitori del no "il gioco non vale la candela". Tra le altre cose, una riduzione dei parlamentari così importante aumenterebbe la facilità di 'controllo' da parte di soggetti terzi attraverso la corruzione dei parlamentari rimanenti.In sostanza, un conto è corrompere 9 parlamentari ed influire per circa l'1 % sul totale, un conto è influire per il doppio.


Le ragioni del sì.

Il fronte del sì punta invece tutto sulla necessità di ridurre i costi e di "mandare a casa" tutti gli assenteisti d'oro, accumulatori seriali di assenze (qualcuno ne conta oltre il 90%) nonostante il cospicuo stipendio.Una battaglia che riscontra il favore del grande pubblico e portata avanti da tutte le forze di Governo da vent'anni a questa parte, senza successo per diverse ragioni.Al netto delle valutazioni "di pancia", c'è da dire per completezza che il numero di Parlamentari nella sua prima elaborazione era funzionale ad un sistema di rappresentanza che non prevedeva buona parte dei consigli comunali, regionali o degli europarlamentari, trovando quindi giustificazione appunto nella maggior necessità di rappresentanza dei cittadini nelle istituzioni, poi capillarizzatasi nei decenni a seguire.


Chi vincerà?

I sondaggi danno per vincente il Sì, ma troppo spesso i sondaggisti hanno visto smentite le previsioni.Tanto vale aspettare: il 20/21 settembre è dietro l'angolo!