In poco più di due settimane di didattica a distanza dovuta al Coronavirus abbiamo capito molte cose: prima fra tutte che si stava meglio tra i banchi di scuola. Sì, perché svegliarsi tutte le mattine e perdere ore appresso a piattaforme online, videochiamate, gruppi WhatsApp e videolezioni è sfiancante, oltre che, nella maggior parte dei casi poco produttivo.Quello che, però, ha reso davvero chiaro la didattica a distanza è l’impossibilità di convertire un sistema antico e tradizionale in uno moderno e all’avanguardia in men che non si dica. Sia chiaro, nessuno qui vuole colpevolizzare alunni e insegnanti, ma quando un’ora di lezione se ne va solamente per comprendere quale piattaforma utilizzare e come utilizzarla, allora qualche domanda viene anche naturale porla.Innanzitutto, non si può certo pretendere che insegnanti abituati da sempre ad utilizzare la classica lezione frontale, possano trasformarsi magicamente in guru della tecnologia, col risultato che in pochi provano davvero ad offrire una lezione accettabile, ancora meno ci riescono e in troppi gettano la spugna ancor prima di iniziare. Senza contare la gran confusione che viene a crearsi nell’assegnazione e nello svolgimento dei compiti, fra docenti adatti ad una puntata speciale di “Chi l’ha Visto?” ed altri che farebbero invidia a Joe Goldberg di You, per gli orari e le circostanze improponibili nei quali comunicano con gli studenti.Ma a pensare che gli unici in evidente e imbarazzante difficoltà siano i professori si sbaglia alla grande. Anche noi studenti ci ritroviamo confusi e disorientati, un po’ a causa di modalità totalmente nuove alle quali non siamo abituati, e un po’ perché stare al passo con un ritmo, se possibile, molto più forsennato rispetto a quello consueto, senza in realtà vivere la vita scolastica, è parecchio complicato.Se tutta questa situazione finisse davvero il 3 Aprile, ci ricorderemmo di questa didattica a distanza solo come un esperimento riuscito male e come un periodo di flessione e rallentamento, ma se il tutto, come facilmente pronosticabile, dovesse protrarsi più a lungo, magari fino alla fine dell’anno scolastico? La domanda è più che lecita: come funzionerà il sistema di valutazioni? E, soprattutto, in che modalità verranno svolti gli esami di maturità?Va ricordato che l’attività didattica non è sospesa, ma si svolge in maniera differente, e dunque valutazioni e voti sono perfettamente legittimi - come specificato nella circolare del MIUR - ma davvero si può pensare di prendere per buone e considerare come attendibili delle verifiche svolte in un clima, già di per sé drammatico, così caotico e confusionario?La situazione è difficile, lo è per tutti e tutti stiamo provando a fare del nostro meglio per venirne fuori con meno danni possibili, ma proprio per questo quelle che noi studenti, i professori ed anche i genitori ci aspetteremmo da parte del Ministero sono delle risposte chiare e univoche, piuttosto che troppe indicazioni ambigue e di libera interpretazione.