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C'era una volta il Lavoro: le storie di chi è partito

2019-10-23 05:00

Sara Obici

Apertura, esperienze di vita, Giovani e Lavoro, intervista, italiani all'estero, lavori, lavoro, lavoro all'estero, lavoro giovanile, sfruttamente sul lavoro, sfruttamento,

C'era una volta il Lavoro: le storie di chi è partito

"Andarmene è stata la mia vera e unica possibilità di lavorare con un contratto a tempo indeterminato, senza sorprese o furbate dell'imprenditore ve

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Come vedete iniziamo questo pezzo in maniera molto "soft", con una delle tante


testimonianze che abbiamo raccolto da chi, per lavorare degnamente, ha dovuto lasciare l'Italia

.Eh si, perchè dopo aver affrontato, nel corso della passate settimane, le


problematiche "gentilmente offerte" dal lavoro "nostrano"

- anche grazie alle


nostre esperienze personali

- adesso è arrivato il momento di capire com'è la situazione per chi è partito, separandosi così dalla propria casa e dai propri affetti.Qualcuno come Federica, che subito dopo essersi diplomata al Liceo Scientifico, si è vista sostanzialmente costretta a trasferirsi in un'altra nazione pur di lavorare. Perchè? Ce lo spiega lei.


"Lavoretti" o Lavori?

"Dopo la scuola mi sono trovata a svolgere, qui nella provincia di Catania, tre lavori saltuari, sottopagati e del tutto diversi dalle mie aspettative. Quelli che noi definiamo comunemente come "lavoretti", e per questo ci sentiamo in diritto di sminuirli, e nel frattempo additiamo chi li fa, e lo sfruttiamo anche. Proprio quelli.Comunque, per me la necessità di guadagnare è sempre stata molto urgente; così dopo aver capito che qui sarei stata sempre e solo sfruttata, ho trovato il coraggio di stravolgere tutto.Mi sono trasferita in Germania, completamente da sola, senza sapere neanche una parola di Tedesco. Sono partita per disperazione, per curiosità, per la voglia che sentivo di dover uscire da una terra bella ma dannata, ricca ma sotto tanti aspetti povera.E posso dire che qui, i cosidetti "lavoretti", sono considerati col giusto valore. Le cose funzionano perchè non c'è un ruolo che importa meno di un'altro, perchè si è capito che


anche il mestiere sulla carta meno importante, se fatto male, è un danno per tutti.

Quindi non me ne pento, lo rifarei. Sto qui da 8 anni, ho imparato una nuova lingua, e cambiato la mia mentalità. Certo, mi sento a volte "trapiantata". Purtroppo il dover pensare spesso che mi manca la mia famiglia e miei amici è un lusso che non posso permettermi, altrimenti rischierei di non farcela".


E chi è Laureato?

Semplice, trova altrove


lo stesso identico lavoro che faceva qui, ma con il doppio dello stipendio e delle tutele!

Ce lo conferma Angela, laureata in Sociologia e specializzata in Social Media Marketing


.

"Prima di partire facevo lo stesso identico lavoro che svolgo adesso, e mi piaceva anche, sotto ogni punto di vista, come ambiente, colleghi, ufficio. Soltanto un piccolo dettaglio,


ero praticamente senza alcun tipo di contratto scritto

!Andavo lì sulla parola, sulla fiducia. Perchè in Sicilia funziona così. L'imprenditore, anche se è il tuo migliore amico dal punto di vista affettivo, da quello lavorativo cerca sempre di ottenere il massimo con il minimo sforzo. E se non ci riesce è colpa tua.Capito questo "patto sociale" che prendeva in giro me e lo Stato, ho deciso di cambiare. Dopo vari colloqui, anche online, ho ottenuto lo stesso identico lavoro, solo con il doppio dello stipedio e un contratto indeterminato, ma lontanissimo da casa.Sono soddisfatta della mia posizione attuale. Perchè i colleghi che mi trattano come un'autorità nel mio campo, una persona con cui scambiare idee e opinioni di pari livello. Perchè gli orari di lavoro vengono rispettati come lo sono il diritto ad avere una vita privata senza sentirsi in colpa se si sta male o si va in ferie.Perchè sei pagata in base ai risulati reali e sai che se ti impegni la strada è tutta in salita. La differenza è che


in Sicilia non si sa "organizzare" e investire nella crescita

. Si rimane all'interno della confort zone, della routine, del pensiero da fabbrica"


Morale della favola: diversi percorsi, stessa ingiustizia

In definitiva, cosa accomuna queste esperienze? Cosa unisce i destini di queste due ragazze?Che lo stesso lavoro - "specializzato" o meno che sia - viene comunque valutato, retribuito, tutelato in maniera minore rispetto che altrove. Perchè se lo ottieni devi pensare sempre e comunque "anzi, è già tanto che ce l'ho".Perchè, come pensa Federica: "La differenza è che da noi [in Sicilia] una grande maggioranza di gente trova un posto di lavoro tramite raccomandazione, mentre qui [in Germania] esiste ancora la meritocrazia".O perchè, come conclude Angela: "In Sicilia c'è poca spinta per l'innovazione, la guardiamo con diffidenza e ci sentiamo superiori. Semplicemente, non ci dobbiamo pensare neanche".