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La mia "tragicomica" giornata da "Consulente Commerciale"

2019-10-01 05:00

Sara Obici

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La mia "tragicomica" giornata da "Consulente Commerciale"

Tutto inizia con una telefonata inaspettata."Tu sei Sara Obici, giusto? Hai mandato il curriculum da noi, e ci piacerebbe fissare un colloquio con t

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Tutto inizia con una telefonata inaspettata.


"Tu sei Sara Obici, giusto? Hai mandato il curriculum da noi, e ci piacerebbe fissare un colloquio con te..."


Il mio cuore salta un battito, per tanti motivi.


Forse perchè spero che finalmente quella sia davvero "La telefonata". Quella quella che aspetto fin dal giorno della Laurea, quella che mi tiene ormai sveglia la notte. Quella che io, Alessandra, e in generale tutti quelli che come noi cercano un lavoro - sembra strano da dover puntualizzare, ma retribuito, e che al tempo stesso valorizzi le nostre capacità - speriamo di ricevere da tempo.


O forse mi sento semplicemente confusa: "da noi" chi diavolo è esattamente?! Avendo io distribuito il mio curriculum in lungo e in largo praticamente per l'intera galassia, onestamente con quelle semplici parole non ho elementi per capire di chi si possa trattare.


Rispondo comunque in maniera entusiasta, sperando di capire di più in seguito.


Il resto è storia. È una storia che leggerete.


Il nome dell'impresa ricorda, almeno foneticamente, quello di un'azienda ben più "blasonata" della nostra provincia. Sarà una coincidenza? Una "brutta copia"? Una trovata di cattivo gusto per confondere le acque dei più sprovveduti? Mi lascio le perplessità alle spalle, e vado avanti.


Al colloquio l'ufficio è pieno di poster della Nasa, e non fanno altro che parlare delle loro nano tecnologie, dei loro brevetti esclusivi, e dei loro clienti "rigenerati" dai loro magici prodotti.


Ma io, purtroppo o per fortuna, tendo a credere alla buona fede delle persone, e a quello che mi dicono; e quindi vado avanti. Ancora una volta.


Alla formazione siamo in tre, tutti perplessi e tutti al tempo stesso speranzosi. Una ragazza entusiasta, tatuata, e con la cover del cellulare leopardata, ci spiega le caratteristiche dei prodotti da "commercializzare". Iniziamo a drizzare le orecchie, e ad alzare le sopracciglia, ma ormai non serve più a nulla.


Perchè è troppo tardi, perchè poi arriva il "colpo di classe". Prevedibile, ma comunque pessimo.


Scopriamo che si tratta praticamente di un lavoro "porta a porta". Nè più nè meno. Certo, all'inizio lasciano intendere che le persone a cui "esporre" questi prodotti siano comunque interessate all'azienda, e che per lo meno abbiano prima contattato il sito. Ma questa fragile speranza però crolla quasi subito.


Crolla nel momento in cui, al fatidico secondo giorno di questa tanto paventata "formazione", ci chiedono di fare una lista di amici e parenti a cui "propinare" i loro prodotti, con l'aiuto di un tutor.


Morale della favola? Ecco che entro in casa mia con in mano un cuscino "con molecole d'argento" e cerco di venderlo, insieme ad altra roba, a mio padre e mia madre.


Mio padre inizia, giustamente, a sudare copiosamente.


Io non so come prenderla, mi vergogno, è una situazione assurda, tra il tragico e il comico; come quasi tutto nella mia vita. Decido di far prevalere il mio sarcasmo, e per stemperare la tensione dico:


"Stai tranquillo papà, è l'occasione giusta per provare il cuscino: è idrorepellente, e non assorbe il tuo sudore!"


E lui giù di risate, mentre sua figlia, laureata con 101 in Ingegneria Informatca, si trova un pò per caso, un pò per colpa, un pò senza un reale motivo, a cercare di propinargli prodotti improbabili, insieme ad un'estraneo che puzza di fumo da lontano un miglio.


In quelle poche ore avrà fumato tipo una decina di sigarette, ma non ha importanza, perchè prima si è dichiarato un salutista: segue la dieta americana, niente pranzo, ma colazione abbondante, perchè "lui ci tiene a queste cose".


Compriamo tre solette per le scarpe, dal modico costo di 150 cadauna, e poi è il turno della pro-zia di 86 anni. Nonostante tutti i miei cenni furtivi per scoraggiarla, si compra una stuoia antalgica da mille euro, da mettere sotto il materasso.


Avrei voluto sotterrarmi, mentre il tutor mi diceva: "Hai visto, in meno di 2 ore e mezza di lavoro hai guadagnato 120 euro". Certo cazzo, e la mia famiglia ne ha persi più di mille.


Così, con un giorno di troppo, ho chiuso categoricamente questa esperienza. E in culo al viaggio Bonus a Barcellona "vinto" con le vendite, e in culo ai 120 euro "guadagnati".


E quindi questa avventura finisce così, con delle solette antalgiche in più, ma con decisamente meno fiducia nel prossimo.


E occhio, che la prossima volta che vi incontro potrei non farmi scrupoli, e cercare di propinarvi una padella.