Finalmente distribuito anche in Italia, Once upon a time in Hollywood sbarca nelle sale cinematografiche a partire dal 18 settembre. Nel cast, come ben saprete, abbiamo Leonardo Di Caprio, Brad Pitt e Margot Robbie. Quale sia la trama di questo film è abbastanza complicato da riassumere: per intenderci, siamo nel 1969 e la carriera di Rick Dalton sta lentamente calando, fino quasi a causare un senso di vuoto nell’attore, sempre accompagnato dal suo stuntman Cliff Booth. L’intero film si svolge in un arco di sei mesi, circa, in cui vediamo i tentativi da parte dell’attore di riscattarsi dinanzi all’audience. Non vi sono veri protagonisti all’interno di questa pellicola. Mi spiego meglio, i personaggi si muovono all’interno di un periodo storico ben definito; più che al periodo storico in senso stretto, è da fare riferimento al periodo storico-cinematografico degli anni ‘60/’70. Questo è il vero protagonista della pellicola di Tarantino: l’intero film, di fatti, può essere considerato come un manifesto che osanna il cinema americano (soprattutto, poi vedrete, per i film western) che ha, poi, caratterizzato le basi per il cinema contemporaneo. Ogni personaggio, infatti, ha un rapporto con il cinema in qualche modo: da Leonardo di Caprio, passando per Brad Pitt, fino ad arrivare a Margot Robbie, la cui misurata presenza all’interno della pellicola è stata oggetto di critiche da parte del pubblico. Ci troviamo dinanzi ad un film quasi completamente diverso, rispetto stile tipico di Tarantino: se abbiamo imparato a conoscere, ed apprezzare, il Tarantino tendente all’action/splatter, dobbiamo confrontarci con questo nuovo modo di narrare la storia da parte del regista. La mancanza di azione, soprattutto, è stata nuovamente oggetto di critiche, poiché non abbiamo mai avuto modo, prima d’ora, di conoscere questo nuovo stile, ragion per cui il film non ha rispettato le idee e le aspettative di alcuni fan. Dividiamo, perciò, due tipi di pareri per questo film: il parere oggettivo, di cui vi parlerò, ed il parere soggettivo. Il primo, quello oggettivo, riguarda la sceneggiatura e la regia a livello estetico: la qualità molto alta del film, ancora una volta è messa ottimamente in risalto, soprattutto la sceneggiatura è molto curata, coesa e coerente. Molto ben descritto il periodo entro cui il film si svolge, soprattutto per costumi e scenografie. Molto accattivanti, alcune citazioni tratte da altre pellicole precedenti del regista, visibili solamente ai fan più attenti. Non si tratta, però, di accogliere citazioni solamente rispetto ai film di Tarantino: in questo caso, vi sono molteplici citazioni per quanto riguarda il cinema americano degli anni contemporanei allo svolgersi della trama: il Rosemary’s baby di Polanski, o, The Wrecking Crew con Sharon Tate, e molte altre. Per quanto riguarda il parere soggettivo, questo dipende dai singoli spettatori disposti ad accettare questo nuovo volto di Tarantino, ed è quello che conta di più per apprezzare il film nella sua interezza. Che dire, una promessa d’incassi per le prossime settimane: ma sarà sufficiente per arrivare agli Oscar 2020? Aspettiamo e vedremo.