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IT-CAPITOLO 2: 27 anni dopo a Derry-RECENSIONE

2019-09-07 06:00

Francesco Lattanzio

Apertura, Cult, Netflix&Chill, Cinema, Box office, cinema, Clown, francesco lattanzio, it, itilfilm, pennywise, recensione, recensione cinematografica, stephen king,

IT-CAPITOLO 2: 27 anni dopo a Derry-RECENSIONE

Finalmente distribuito nelle sale italiane, il tanto atteso secondo capitolo firmato da Andy Muschietti ha letteralmente diviso critica e pubblico: il

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Finalmente distribuito nelle sale italiane, il tanto atteso secondo capitolo firmato da Andy Muschietti ha letteralmente diviso critica e pubblico: il film, si appresta ad essere uno dei più visti della stagione cinematografica e si piazza immediatamente in testa al box office italiano.


Il sequel riprende le fila del primo capitolo, dove troviamo un Club dei Perdenti ormai composto da giovani adulti, ognuno dei quali ha una vita ed una carriera costruita. Sembra che tutti abbiano dimenticato quel che è accaduto in passato, soprattutto nessuno ricorda nulla di Pennywise: tutti, ad eccezione di Mike, il quale è rimasto a Derry e sarà proprio lui a richiamare i membri e a riformare il club, nell’epico scontro finale contro il clown malvagio.


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Partiamo subito a bomba nel dire che questo secondo Capitolo è molto differente dal romanzo. It è sicuramente il romanzo horror per eccellenza, il più famoso ed il più letto ed è quindi logico aspettarsi molto da questo secondo capitolo. La delusione, purtroppo, è assai grande per i lettori del librodovuta soprattutto alle omissioni ed ai cambiamenti che hanno stravolto il senso della trama.


Addentrandoci più nel particolare, la regia e gli effetti speciali sono sensazionali, come sempre, ma affrontando la questione sulla sceneggiatura il film evidenzia non pochi problemi.


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Il ritmo è molto denso, soprattutto perché concentrato di eventi, e quindi può risultare molto impegnativo per chi non conosce assolutamente nulla della storia. In questo secondo capitolo, rispetto al primo, Muschietti aumenta i jumpscares eccessivamente e gioca molto sulle trasformazioni del clown in relazione alle paure dei Perdenti, aumentando quindi la dose horror.


Nonostante ciò, IT- capitolo 2 è un horror molto a sé: abbiamo jumpscares, come menzionavo, abbiamo “mostri”, momenti di tensione e momenti comici. Esattamente, avete letto bene, il regista alterna momenti di terrore a momenti comici, per rendere il film più digeribile e riesce molto in questo. La risata sprigionata dallo spettatore, soprattutto in due/tre scene, è una risata di puro gusto che aggrada chi guarda il film.


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Ma adesso passiamo alle note veramente dolenti, ciò che concerne i cambiamenti rispetto al romanzo e lo sviluppo di trama. Il romanzo di King è l’opera maestra, frutto di un lavoro di almeno, se non ricordo male, cinque lunghi anni, ragione per cui non è facile adattare un libro così corposo e così importante in un film. Muschietti, ha perciò deciso di dividere la storia in due film: il primo ha incarnato appieno lo spirito del romanzo, il cui club dei perdenti è stato a dir poco sensazionale; questo secondo ne è il ricordo sbiadito.


La durata della pellicola è di tre ore, all’interno delle quali si cerca di inquadrare questi personaggi ormai adulti, tentando costantemente di ricorrere alla forza del gruppo, che però non riesce appieno, nonostante la bravura degli attori. La regia dedica attenzione alla psicologia dei personaggi, ma poca attenzione alla descrizione e alla spiegazione di chi/cosa realmente sia IT, catapultandoci in un finale molto sbrigativo e veloce che non soddisfa assolutamente l’interminabile massa dei lettori e fan dell’opera originale.


Bill Skarsgård, nei panni di Pennywise, dimostra ancora di saperci fare, nonostante non si enfatizzato assolutamente in questa seconda pellicola.


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Molto apprezzati anche i “cameo” di alcuni personaggi, in particolare di uno che sicuramente riconoscerete e adorerete anche voi.


Come accennavo in precedenza, il film ha diviso molto la critica e pubblico: alcuni lo hanno amato, altri lo hanno detestato proprio per i motivi sopra elencati. In generale, che si tratti di un prodotto di qualità è fuori discussione, ma è altrettanto evidente che ci troviamo davanti ad una pellicola che non sfrutta assolutamente le sue potenzialità.