Afferma lo Youtuber che aggiunge: I giovani stanchi delle degli adulti disinformati sono emigrati su Instagram dove il pericolo bufale è nullo perché la condivisione di informazioni è limitata.Ma ciò che più spaventa su Facebook è il cosiddetto ''collasso del contesto'': chi legge è un pubblico amici virtuali con cui abbiamo relazioni diversissime. Amicizie formali ed informali che improvvisamente diventano un unico destinatario.E allora iniziano a ronzare dubbi come: ''Sarà il caso di postare le foto della festa che vedranno anche i miei genitori?'' oppure “Dovrei evitare di commentare visto che lo leggeranno anche i miei colleghi?''.
Daniele Doesn't Matter
fake news
E poi è innegabile: anche l'occhio vuole la sua parte. Ammettono in tanti.Nulla a che vedere con le grafiche di Instagram dove imperano filtri, luci ed effetti.Se Facebook può contare su una buona miscellanea tra contenuti visivi e commenti scritti su Instagram invece domina l'immagine.I giovani dunque comunicano con l'immagine e sembrano meno interessati alla comunicazione scritta. La comunicazione dell'immagine scorre veloce, i vip sono onnipresenti, gli idoli più raggiungibili.Su Instagram lo scambio di informazioni è minimo. Non esistono i link ed i contenuti girano in un circolo vizioso tarato ad hoc sugli interessi dell'utente.Su Facebook d'altro canto la collisione tra le diverse opinioni apre le porte alla disinformazione.La domanda dunque sorge spontanea:Meglio l'informazione unidirezionale senza disinformazione o una pluralità di opinioni spesso infondate?A voi la scelta.
Su Instagram si appare senza esprimersi.Â