
10 Giugno 2025: sono da poco trascorse le 10 del mattino. Nell'istituto Borg nella Dreierschützengasse di Graz, in Austria, si sta svolgendo una normale mattinata di scuola. All’improvviso entra nell’edificio un ex studente di questa scuola, Artur A., di 22 anni, che aveva lasciato gli studi senza essere riuscito a conseguire il diploma. Con sé non ha però dei libri, dei quaderni, delle penne o delle matite, ma una pistola e un fucile da caccia. Si iniziano a sentire degli spari, per la precisione una quarantina. L’aggressore entra in due alule e in pochi istanti è strage: uccide 10 persone (quattro ragazzine di quinta elementare, una studentessa uccisa fuori dall'edificio, tre studenti di terza media, un’insegnante e una donna). Poi braccato dalla polizia, si chiude in bagno e si suicida. Molti sono anche i feriti, che vengono trasportati negli ospedali della zona.
Quello di ieri rappresenta il quinto episodio di sparatoria in una scuola austriaca dal 1993 a oggi, ma mai si era vista una strage di questa portata. Nel ‘93 un ragazzo di tredici anni ha provocato gravi ferite al dirigente scolastico prima di togliersi la vita. Nel 1997, invece, un quindicenne ha ucciso un insegnante e ne ha ferita gravemente un'altra. Nel 2012, uno studente è stato ucciso dal padre, mentre nel 2018, un giovane di diciannove anni è stato colpito da un altro ragazzo.
Una tragedia che ha scosso il cuore di tutti. Prima perché le vittime sono per la maggior parte dei bambini innocenti, secondo perché gli omicidi sono avvenuti in uno dei posti che dovrebbe essere sicuro: la scuola. Per un genitore è sconfortante e inaccettabile portare il proprio figlio a scuola e non vederlo più tornare vivo.
A tal proposito l’Alta rappresentante dell’Unione Europea Kaja Kallas ha scritto in un post su X: "E’ una notizia scioccante. Ogni bambino dovrebbe sentirsi al sicuro tra i banchi e poter studiare senza timore di violenze. I miei pensieri sono rivolti alle vittime, alle loro famiglie e all’intera comunità austriaca in questo momento di grande dolore".
Da oggi sono stati proclamati in tutta la nazione tre giorni di lutto. Dopo le lacrime si dovrà lasciare spazio alle riflessioni. Si, perché certamente c’è da capire se questa tragedia poteva essere evitata. E si dovrà capire come fare per evitarne altre. Certamente un tema centrale è quello della sicurezza nelle scuole. Forse in certe zone più problematiche sarebbe il caso che venisse attuato un presidio costante da parte delle forze dell’ordine. In Italia ad esempio non si è mai pensato di mettere davanti l’ingresso delle scuole un addetto alla sicurezza, un poliziotto o un carabiniere. Certo, da noi per fortuna certe cose non succedono, ma una misura del genere potrebbe aumentare in maniera concreta la salvaguardia dei ragazzini nei nostri istituti, far stare le mamme un po’ più tranquille, evitare magari che ci siano episodi di violenza tra ragazzi anche all’interno delle aule.
Altro tema su cui riflettere è quello della facilità nel reperire delle armi da parte dei giovani. Le armi da fuoco usate per la strage erano legalmente detenute dal giovane, che non aveva precedenti penali. L’Austria è tra i paesi europei con la percentuale più elevata di civili armati: secondo quanto riportato nel rapporto annuale dell’organizzazione indipendente Small Arms Survey (Indagine sulle armi leggere) si stima che ci siano circa 30 armi da fuoco ogni 100 residenti e l’età minima richiesta per acquistarne una è di 21 anni. Forse davvero si dovrebbe fare una riflessione sulle “politiche da far west” di cui purtroppo si sente parlare anche nella nostra cerchia di politici.
Altro argomento di dibattito è il movente degli omicidi: i media austriaci parlano di un profondo rancore per il fallimento scolastico e i ripetuti episodi di bullismo subiti dal killer quando era studente in quella scuola. Dunque una sorta di “vendetta”, un regolamento di conti finito nel peggiore dei modi.
Del bullismo e degli effetti negativi che esso può provocare ai ragazzi ne abbiamo ampiamente parlato e se ne parla tanto da anni. Gli psichiatri affermano che i giovani che subiscono atti di bullismo presentano un rischio più elevato di sviluppare problemi di ansia, depressione, disturbo da stress post-traumatico (PTSD) e altri disturbi psicologici durante l'età adulta.
Uno di questi disturbi più pericolosi è l’aggressività, la voglia di rivalsa della vittima, che quando trova dei momenti di forza sente il bisogno di scaricare tutta la sua rabbia accumulata sugli altri. E per altri intendiamo persone a caso, non necessariamente verso i suoi carnefici.
Ancora oggi forse riguardo il bullismo, nonostante le manifestazioni, i convegni, le lezioni fatte a scuola, le giornate dedicate a sensibilizzare le nuove generazioni, si fa evidentemente troppo poco. E il problema può portare a delle conseguenze più gravi di quanto si pensi.