
Le Fondazioni Agnelli e Rocca ha pubblicato in questi giorni i dati relativi a “Divari scolastici in Italia”, un’indagine alla quale hanno collaborato le due fondazioni insieme ad un gruppo di ricerca dell’Università Sapienza di Roma e che evidenzia i divari di apprendimento nella scuola secondaria di secondo grado (in particolare nella classe seconda dopo dieci anni di studi). Per elaborare dei risultati si sono utilizzati i dati delle prove Invalsi 2022-23, integrandoli con le informazioni di Ocse-Pisa 2022 sulle competenze dei quindicenni.
E ciò che emerge è purtroppo preoccupante per il Sud Italia. Se le regioni del Nord mostrano infatti percentuali più basse di studenti in livelli 1 e 2 (cioè quelli che indicano competenze insufficienti), le aree del meridione riportano valori più alti.
Analizzando regione per regione si nota che in italiano quattro regioni del sud hanno valori pari o superiori al 50% (Calabria, Sicilia, Sardegna e Campania), mentre le zone con i risultati migliori sono Valle d’Aosta, Trento, Piemonte e Veneto.
Per la matematica la situazione è ancora più evidente: nel Sud, le percentuali di studenti che non raggiungono livelli adeguati possono arrivare fino al 70%. Al contrario, nelle regioni del Nord-Est e del Nord-Ovest, i valori sono più bassi.
Oltre alle differenze nei livelli di competenza, si evidenzia anche una disparità nei punteggi medi ottenuti dagli studenti nelle prove standardizzate. Anche in questo caso, i risultati confermano il vantaggio delle regioni settentrionali, che ottengono punteggi superiori alla media nazionale sia in italiano che in matematica. La media nazionale è di circa 196 punti in italiano e 197 in matematica, mentre la Provincia Autonoma di Trento si distingue con 215 punti in italiano e 225 in matematica. Seguono il Veneto, la Lombardia e il Friuli-Venezia Giulia. Queste regioni non solo presentano percentuali più basse di studenti in livelli bassi, ma ottengono anche i migliori risultati medi.
Le regioni del Sud, invece, si collocano nella parte inferiore della classifica. Calabria, Sicilia e Campania risultano gli ultimi in entrambe le discipline, con punteggi intorno ai 186-190 in italiano e tra 181 e 187 in matematica. Questo scenario suggerisce che la presenza di un’elevata quota di studenti con competenze insufficienti si traduce spesso in punteggi medi più bassi a livello regionale.
Dall’analisi dei dati emerge che la disciplina della matematica presenta le maggiori criticità, con punteggi medi più bassi e percentuali più elevate di studenti in livelli insufficienti in quasi tutte le regioni. Inoltre, si conferma una coerenza tra punteggio medio e distribuzione dei livelli: le regioni con le migliori performance medie sono anche quelle con meno studenti in condizioni di difficoltà. È evidente come le disuguaglianze territoriali siano una caratteristica costante del sistema scolastico italiano, influenzando sia la quantità che la qualità dell’apprendimento. Questo divario sembra essere il risultato di dinamiche di lunga durata, che vanno oltre la performance scolastica e sono radicate in fattori economici, sociali e infrastrutturali profondamente radicati nel territorio e rappresenta una criticità grave per il sistema scolastico italiano, con poche analogie in Europa. È un fenomeno che ostacola l’equità del nostro modello formativo. I divari, già presenti ma ancora contenuti nella scuola primaria, si accentuano durante la scuola media e si amplificano nella scuola secondaria di secondo grado, dove si passa da un’unica scuola a differenti indirizzi (licei, tecnici, professionali).
Nel dibattito pubblico, i divari di apprendimento si manifestano soprattutto come differenze territoriali, tra le macroregioni e tra le singole regioni, con una prevalenza del divario Nord-Sud. Tuttavia, limitarsi a questa dimensione sarebbe un errore di prospettiva. Per comprendere appieno la complessità del fenomeno e ipotizzare interventi efficaci, è fondamentale chiedersi: quali sono i principali fattori – individuali, familiari, territoriali, scolastici – che spiegano i divari di apprendimento in Italia? E cosa possono fare le scuole per incidere positivamente sui risultati dei propri studenti e ridurre le disparità?