È stata una domenica nera sull’Etna, con due persone che sono morte nel corso della giornata. In queste ore sono stati resi i nomi delle vittime. Il primo è il 17enne Danilo Marletta, originario di Catania, studente del terzo anno del liceo scientifico al Boggio Lera. Il giovane, per dinamiche non ancora chiare e che sono al vaglio degli inquirenti, è precipitato da un crepaccio di almeno 100 metri mentre percorreva il sentiero Schiena dell’Asino. Per soccorrerlo si è dovuti ricorrere all'elicottero Drago VF165 del reparto volo dei vigili del fuoco di Catania. Un intervento difficile a causa della complessità del luogo, che purtroppo non è servito per salvare la vita al ragazzo, deceduto poco dopo l’arrivo all’ospedale Cannizzaro.
Sempre al Cannizzaro è stata ricoverata anche una 16enne di Messina, che avuto un incidente con lo slittino sulla neve nei pressi del Rifugio Sapienza: entrata in codice rosso al pronto soccorso, per fortuna non è in pericolo di vita.
La seconda vittima è invece un 60enne, Nicola de Cardenas, presidente della sede di Pavia di Assolombarda, amministratore delegato della Decsa di Voghera. L’imprenditore è scivolato su un pendio ghiacciato mentre era insieme a un gruppo di scialpinisti nei pressi del Rifugio Citelli. Soccorso anch’esso dall’elisoccorso, è morto prima dell’arrivo al Cannizzaro. Abitava a Milano. Lascia la moglie Sofia e due figli.
Anche a causa di questi tragici incidenti, la confusione per salire sull’Etna la scorsa domenica è stata più intensa del solito. Siamo ormai abituati a vedere lamentele di appassionati che sui social documentano ogni weekend le interminabili file che si creano prima di arrivare a Piano Provenzana e Rifugio Sapienza. Le forze dell’ordine già dalle prime ore del mattino bloccano diverse strade, costringendo gli escursionisti a far dietro front e optare per stazionare in qualche punto più basso. Chi spera di raggiungere la neve deve alzarsi molto presto. C’è chi addirittura decide di pernottare con i camper la sera prima.
L'Etna è sempre stata molto trafficata in questo periodo, ma negli ultimi mesi, complici anche le belle giornate, la situazione è nettamente peggiorata. A contribuire a tale caos generale anche il blocco stradale per permettere l’atterraggio degli elicotteri nei punti in cui sono avvenuti i tragici incidenti.
Quello che manca per migliorare la situazione è sicuramente un adeguato servizio di trasporto pubblico: ad oggi infatti non esistono mezzi efficienti che da Catania o da altri paesi si collegano all’Etna. Per il Rifugio Sapienza l’unico autobus di linea parte una volta al giorno dalla stazione treni di Catania (Autolinee AST) e la Funivia dell’Etna. Peccato che proprio la scorsa domenica c’è stato uno sciopero dei treni e la stazione era deserta.
Senza il bus l’unico modo per raggiungere Etna Sud è l’auto o il pullman privato.
Non esiste invece alcun mezzo di linea per raggiungere sul versante nord la località di Piano Provenzana. Il Parco dell’Etna non ha mai pensato all’attivazione di questo servizio.
Un’incapacità di valorizzare le risorse naturali di un posto che tutto il mondo ci invidia.
Il servizio servirebbe sicuramente a gestire e tutelare meglio il territorio e porterebbe a un decongestionamento del traffico, con una conseguente maggiore sicurezza per gli automobilisti. Bisogna considerare che molte persone arrivano ad alte quote senza nemmeno avere le catene a bordo o gli pneumatici invernali e molto spesso le file si sono create per la presenza di ghiaccio sull’asfalto che non si sapeva come affrontare.
Speriamo che il tema dell’attivazione degli autobus o delle navette possa essere messo al più presto sul tavolo della politica.