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Pierluigi Di Rosa

Pio La Torre, il siciliano che sfidò la mafia e la guerra fredda

2020-04-30 05:00

Arcoria Antonio

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Pio La Torre, il siciliano che sfidò la mafia e la guerra fredda

Oggi voglio parlarvi di un nostro conterraneo. Un Siciliano ucciso dalla mafia, esattamente 38 anni fa.  Sapete, questa persona non è molto co

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Oggi voglio parlarvi di un nostro conterraneo. Un Siciliano ucciso dalla mafia, esattamente 38 anni fa.  Sapete, questa persona non è molto conosciuta dai giovani della nostra età. Anzi, ad essere sincero, spesso non lo conoscono neppure gli adulti. Chissà perché... Vedete, grazie al suo impegno si arrivò alla prima legge sull'associazione mafiosa e confisca dei beni in mano alla criminalità organizzata.  

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Lui era


Pio La Torre

, segretario regionale del


PCI

. Il suo assassinio risale al


30 aprile 1982.«Quello che faccio, lo faccio per mio figlio e per le generazioni future, che non devono essere soffocate dalla cultura mafiosa». Così affermava qualche mese prima del suo assassinio. Con la legge antimafia Rognoni-La Torre, venne introdotto nel codice penale il reato di associazione mafiosa e vennero previste misure di confisca patrimoniale nei confronti dei boss. Ne riporto qualche breve riga. “l’associazione è di tipo mafioso quando coloro che ne fanno parte si avvalgono della forza di intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva per commettere delitti, per acquisire in modo diretto o indiretto la gestione o comunque il controllo di attività economiche, di concessioni, di autorizzazioni, appalti e servizi pubblici o per realizzare profitti o vantaggi ingiusti per sé o per altri, ovvero al fine di impedire od ostacolare il libero esercizio del voto o di procurare voti a sé o ad altri in occasione di consultazioni elettorali”.  Fu chiaramente un enorme passo in avanti dopo decenni di squallido negazionismo. Grazie a questo provvedimento, le organizzazioni mafiose finalmente furono considerate delle vere e proprie associazioni criminali. Ma non è stata questa l’unica “spavalderia” che gli ha regalato un bel biglietto di sola andata per il campo Santo. In quel periodo il mondo era tornato in piena guerra fredda Così il Consiglio de ministri approvò la decisione della Nato di collocare 112 missili nucleari nell’aeroporto siciliano di Comiso. La Sicilia era così destinata a ospitare, fino al crollo dell’Unione sovietica, la più importante base militare dell’Europa del Sud. La Torre fu l’unico ad opporsi a tutto ciò.  Così diede il compito di dare la precedenza su tutto alla lotta contro l’installazione dei missili a Comiso. 

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Il 4 aprile 1982, si tenne a Comiso la storica manifestazione pacifista a cui partecipano un centinaio di migliaia di persone, di tutte le ideologie politiche, che chiedeva la sospensione dei lavori per l’installazione delle testate nucleari, con l’obiettivo di facilitare le trattative per il disarmo in corso a Ginevra Pio La Torre, in testa al corteo, ne fu l’artefice.  La manifestazione aveva fornito lo slancio necessario per la raccolta di più di un milione di firme. Tutto questo ovviamente non bastò. Quattro giorni dopo, infatti, cominciarono i lavori a Comiso per l’installazione dei missili Poco meno di un mese dopo, esattamente il 30 aprile, alle 9:20, in via Turba, a qualche centinaio di metri dalla casa dove era nato nella borgata palermitana di Altarello, La Torre fu aggredito da un commando mafioso e muore sotto una raffica di proiettili. Pio La torre, è l’ennesimo martire che ha sacrificato la sua vita per rendere la nostra terra “tanticchia cchiù bedda”. Si unisce a Placido Rizzotto, Pietro Scaglione, Boris Giuliano, Cesare Terranova, Piersanti Mattarella, Gaetano Costa, Alfredo Agosta, Carlo Alberto Dalla Chiesa, Rocco Chinnici, Giuseppe Fava, Giuseppe Montana, Ninni Cassarà, Libero Grassi, Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Paolo Borsellino e tanti, troppi, altri che hanno creduto davvero, e fino in fondo, che questa terra potesse davvero cambiare in meglio. Ho voluto raccontarvi questa storia perché oggi più che mai, noi giovani, siamo chiamati a conoscere, ricordare e tramandare. In modo da non perdere memoria di quanto è stato. Perché solo lmemoria costruisce la nostra identità e al tempo stesso ci dà gli anticorpi per evitare di cadere negli stessi errori del passato.