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Lettera informale di un giovane siciliano a Pippo Fava

2020-01-05 05:00

Arcoria Antonio

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Lettera informale di un giovane siciliano a Pippo Fava

Era il 5 gennaio 1984. Giuseppe Fava detto Pippo, giornalista, scrittore e drammaturgo siciliano ha appena lasciato la redazione de I Siciliani, per

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Era il


5 gennaio 1984


Giuseppe Fava

detto


Pippo

, giornalista, scrittore e drammaturgo siciliano


ha appena lasciato la redazione de I Siciliani

, per andare a prendere la nipote, impegnata in un’esibizione nell'attuale teatro stabile, a cibali, noto quartiere di Catania. A destinazione, però,


non arriverà mai

. Morirà nella sua Renault 5, ucciso da 5 colpi di pistola alla nuca. Per mano di cosa nostra.La sua passione per l’informazione pulita e il giornalismo lo rendono


uno degli esempi più affascinanti della storia editoriale italiana

del XX secolo. Caro Pippo, con oggi sono trentasei anni.


Avevi tanti pregi

,


ma avevi un cavolo di “difetto”

, se così lo si può chiamare. Eri sempre


“incazzuso”

nel tuo modo di scrivere.Forse è per questo che


sei rimasto un punto di riferimento

per tutti qui giovani siciliani, come me, che amano la scrittura e la nostra splendida terra nonostante non funzioni tutto a dovere. La tua era una scrittura corretta, pulita e


senza vergogna o paura di raccontare la realtà dei fatti.

Eri così


“incazzuso”

perché


questa terra

, tanto meravigliosa e affascinante quanto malata,


la amavi dal più profondo del tuo cuore

.Nel 1980 su


I siciliani

scrivevi:


“Io sono profondamente catanese, i miei figli sono nati e cresciuti a Catania, qui ho i miei pochissimi amici ed i molti nemici, in questa città ho patito tutti i miei dolori di uomo, le ansie, i dubbi, ed anche goduto la mia parte di felicità umana. Io amo questa città con un rapporto sentimentale preciso: quello che può avere un uomo che si è innamorato perdutamente di una puttana, e non può farci niente, è volgare, sporca, traditrice, si concede per denaro a chicchessia, è oscena, menzognera, volgare, prepotente, e però è anche ridente, allegra, violenta, conosce tutti i trucchi e i vizi dell'amore e glieli fa assaporare, poi scappa subito via con un altro; egli dovrebbe prenderla mille volte a calci in faccia, sputarle addosso ‘al diavolo, zoccola!’, ma il solo pensiero di abbandonarla gli riempie l'animo di oscurità.“  

Hai provato a cambiarla


fino all’ultimo

questa terra.


Non ti sei mai piegato

al sistema mafioso siciliano, e per questo


l’hai pagata cara

.L'11 ottobre 1981 pubblicavi


“Lo spirito di un giornale”

un articolo in cui chiarivi


le linee guida che facevi seguire alla tua redazione

: attenersi alla verità per «


realizzare giustizia e difendere la libertà

»


Articolo che tutti i giovani siciliani che si avvicinano al giornalismo tengono stretto come fosse un “santino”

, me compreso.Fu in quel periodo che


riuscisti a denunciare le attività di Cosa nostra

, attiva nel capoluogo etneo soprattutto nel traffico della droga. E se si pensa che,


fino ad allora, nessuna testata giornalistica aveva mai parlato di mafia a Catania

è un tutto dire.Ma sappiamo entrambi che


non è stato quello

a staccarti un biglietto di sola andata per il “


campo santo

” (t


ri canceddi)

 per i catanesi.Hai fatto un “errore” ben più grave per un uomo intelligente come te. Hai avuto la


lungimiranza di capire chi erano e chi sono in realtà i veri mafiosi.«Mi rendo conto che c'è un'enorme confusione sul problema della mafia. I mafiosi stanno in parlamento, i mafiosi a volte sono ministri, i mafiosi sono banchieri, i mafiosi sono quelli che in questo momento sono ai vertici della nazione. Non si può definire mafioso il piccolo delinquente che arriva e ti impone la taglia sulla tua piccola attività commerciale, questa è roba da piccola criminalità, che credo abiti in tutte le città italiane, in tutte le città europee. Il fenomeno della mafia è molto più tragico ed importante.»

Questo lo scrivevi nel tuo articolo del 1983 “


I mafiosi stanno in parlamento

”. Ma oltre al danno caro Pippo, pure


la beffa è arrivata

!Sai cosa è successo subito dopo che quei


caini

ti hanno sparato 5 colpi alla nuca?


Le istituzioni

, in primis il sindaco Munzone, diede peso alla tesi


che eri stato ammazzato a causa delle difficoltà economiche

che affrontavano I Siciliani in quel periodo, tanto da evitare di organizzare una cerimonia pubblica con la presenza delle cariche cittadine. Vedi chi


schifiu

. L'onorevole Drago chiese


una chiusura rapida delle indagini

perché «


altrimenti i cavalieri potrebbero decidere di trasferire le loro fabbriche al nord

». Si,


gli stessi cavalieri contro i quali ti eri tanto battuto

in vita.E in più non contento di ciò, il sindaco, ribadì che


la mafia a Catania non esisteva

.Dopo


anni e anni

di


schifiu

, solo nel 1998


si è concluso a Catania il processo

denominato "Orsa Maggiore 3" in cui è stato condannato all'ergastolo il boss


Nitto Santapaola

. Solo dopo che, nel 1994, l'evidenza delle accuse che avevi lanciato sulle


collusioni tra cosa Nostra e i cavalieri del lavoro

catanesi viene rivalutata dalla magitratura, che avvia, finalmente, vari procedimenti giudiziari.Sono passati tanti anni, ti hanno messo a tacere fisicamente, ma


oramai il “danno” lo hai fatto.Hai risvegliato

in milioni di siciliani quella voglia di


riscatto,

quella voglia di


non piegarsi mai ai supprusi

commessi da potenti e malavita. Ci hai insegnato  che


parlare

, anche se a volte in modo


“incazzuso”è molto meglio che stare zitti

. Hai ispirato generazioni di giovani giornalisti, che amano questa


terra dalle mille contraddizioni

e la raccontano, in tutti i suoi pregi e tutti i suoi


schifosissimi

difetti.Adesso, nel 2020, proprio


accanto alla targa

commemorativa, nel luogo dove sei stato freddato vi è un bel


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, ma non importa. Conoscendoti, ti starai facendo una bella risata.Del resto


lo sapevi meglio di me

, in Sicilia, spesso è tutto un


“futti futti”

.