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Giovani italiani tra i più bamboccioni d’Europa: 1 su 2 vive ancora con i genitori a 30 anni.Il piacere della lettura promosso nella Giornata Mondiale del Libro: ma cosa leggono oggi i ragazzi?Earth Day 2025: quanto sono sensibili le nuove generazioni alle tematiche sulla tutela dell’ambiente?Quando non avere figli è una scelta: in Italia sono sempre di più le famiglie DINKUniversità: in Italia ci si iscrivono 7 ragazzi su 10, ma in pochi mesi molti abbandonano o cambiano indirizzo. Facoltà troppo difficili o scarsa motivazione?Iniziano le vacanze pasquali: tra hobby, famiglia e cerimonie religiose, ecco come i ragazzi vorranno trascorrere le giornate.

Coordinatore di Redazione

Valerio Saitta

Giovani italiani tra i più bamboccioni d’Europa: 1 su 2 vive ancora con i genitori a 30 anni.

2025-04-24 06:00

Valerio Saitta

Apertura, attualità,

Giovani italiani tra i più bamboccioni d’Europa: 1 su 2 vive ancora con i genitori a 30 anni.

“Meglio a casa con i miei che da solo”. Secondo le informazioni fornite da Eurostat, l’Italia è uno dei Paesi con il più alto numero di “bamboccioni”

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“Meglio a casa con i miei che da solo”. Secondo le informazioni fornite da Eurostat, l’Italia è uno dei Paesi con il più alto numero di “bamboccioni” d’Europa: sono circa il 50% del totale infatti i ragazzi di età compresa tra i 25 e i 34 anni che risiedono ancora nella casa familiare. In pratica uno su due. Un dato che va oltre la media europea, che si attesta a circa il 30%.
Tra gli uomini e le donne, i primi sono i più mammoni, dato che tendono a lasciare il nido d’origine intorno ai 30-31. Le donne invece uno o due anni prima (29-30) anche se rimangono comunque indietro rispetto alle coetanee europee, che generalmente abbandonano il tetto natale intorno ai 25 anni.

Guardando all’intera Unione Europea, notiamo delle marcate differenze tra nord e sud, con i paesi della Scandinavia che hanno il maggior numero di ragazzi che raggiunge l’indipendenza in giovane età, mentre i ragazzi della fascia mediterranea diventano autonomi più avanti. In particolare la nazione con l'età più alta di abbandono del nucleo familiare è la Croazia, dove l'indipendenza viene raggiunta mediamente a 31,8 anni. Seguono la Slovacchia (31 anni), la Grecia (30,6 anni) e la Spagna (30,4 anni). L'Italia è quinta in questa classifica e si colloca a 30 anni, a pari merito con la Bulgaria.
Nel Nord Europa i giovani iniziano a vivere autonomamente intorno ai 20 anni: in Svezia e Finlandia, per esempio, cominciano a vivere da soli già a 21 anni, mentre in Norvegia l'età per raggiungere l'indipendenza è di 22 anni. Nell’Europa centrale invece (Francia, Germania, Olanda) i giovani lasciano la casa dei genitori intorno ai 23-24 anni.

Come mai i nostri giovani tendono ad essere indipendenti in età così avanzata?
Eurostat riguardo la situazione italiana evidenzia che i motivi sono da ricercare a fattori economici e culturali. In Italia, il legame con la famiglia è molto forte e trasferirsi da soli può rivelarsi un'opzione non solo complessa, ma anche estremamente costosa. Si pensi, ad esempio, ai prezzi degli affitti nelle grandi città o alla difficoltà di trovare un lavoro stabile subito dopo la laurea. L’Osservatorio mensile di Immobiliare.it riporta che i canoni sono aumentati dell’1,3% da marzo ad aprile 2023 e di quasi il 6% rispetto al 2022. Gli aumenti riguardano tutti i centri d’Italia con Roma che segna un +4,9%, Milano un +10,8%, Napoli +5,4% a, Torino +10,6%, Palermo +5,9%, Genova +5%, Bologna +17,8%, Firenze +20,2%, Venezia +14,1%. Un’altra nota dolente è rappresentata dai tassi di disoccupazione che si attestano al 28,7% tra i diplomati e al 15,6% tra i laureati, risultando superiori del 14% e del 6,8% rispetto alla media europea. Per chi ha trovato lavoro, lo stipendio non è comunque adeguato per pensare di potersi permettere un mutuo, il pagamento delle bollette e per fare la spesa.
La casa di mamma e papà diventa, quindi, un rifugio sicuro difficile da lasciare, specialmente se non si ha la solidità economica per farlo: insomma, in questo caso per i giovani è più una necessità che una scelta. 

In questo contesto, non sorprende che anche l'età per due momenti cruciali che segnano l'allontanamento dalla famiglia d'origine stia aumentando: il matrimonio e la nascita dei figli. Nel 2021, l'età media per il primo matrimonio degli italiani era di circa 36 anni per gli uomini e di 33 per le donne. Nel 2004, tali età erano rispettivamente di 32 e 29 anni.
Nel 2021, solo il 12,9% dei giovani sotto i 35 anni risultava sposato o in una convivenza in un nucleo familiare indipendente, con un leggero incremento nel Centro-nord (13,6% contro l'11,7% del Sud). All'inizio del nuovo millennio la situazione era decisamente più favorevole. Nel 2001, oltre un quarto dei giovani tra i 18 e i 34 anni (il 28,3%) viveva in una propria famiglia, percentuale che al Sud saliva al 30,2%.

Analogamente, l'età per avere il primo figlio sta aumentando di circa un anno ogni dieci: oggi una donna partorisce per la prima volta intorno ai 32,4 anni, mentre nel 2001 l'età era di 30,5. In generale, oggi solo il 14,4% dei giovani sotto i 35 anni ha almeno un figlio; questo dato segna un significativo calo rispetto al 2001, quando la percentuale di giovani genitori era del 21,7%. Inoltre, la metà dei 34enni (55,8%) aveva già avuto figli, mentre nella generazione attuale solo il 40,8% ha fatto lo stesso. Queste circostanze stanno contribuendo al noto "inverno demografico" previsto da molti esperti.

Un fattore che però secondo Eurostat dovrebbero influire sulla decisione di lasciare casa è il sovraffollamento. Un problema molto evidente soprattutto nei quartieri dove si tende a fare dei figli molto presto (anche a 18-19 anni, senza necessariamente essere sposati, avere un lavoro stabile o la maturità necessaria). Proprio la mancanza di indipendenza economica porta le giovani coppie a rimanere a casa dei genitori. Ma stare con i genitori insieme alla compagna e ai figli significa avere poca privacy, non avere nemmeno una stanza spesso per il bimbo e arrangiarsi con i letti come si può. Un disagio difficile da superare nel breve tempo ed ecco che quindi nonostante non sia la soluzione ideale non c’è altro da fare che rimanere nella casa di origine creando di fatto una famiglia allargata.