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Hikikomori: l’isolamento silenzioso che affligge sempre più giovani.

2025-03-18 05:00

Giacomo Petralia

Apertura, Lifestyle,

Hikikomori: l’isolamento silenzioso che affligge sempre più giovani.

“Stare in disparte”: è questo il significato letterale del termine giapponese “hikikomori”, composto dai vocaboli “hiku” e “komoru” ossia, rispettivam

“Stare in disparte”: è questo il significato letterale del termine giapponese “hikikomori”, composto dai vocaboli “hiku” e “komoru” ossia, rispettivamente, “tornare indietro” ed “entrare”. 

 

Con la coniazione della parola “hikikomori”, sul finire degli anni ‘90, lo psichiatra adolescenziale e scrittore Tamaki Saito si riferisce ad una condizione estrema sempre più presente nella realtà nipponica, caratterizzata dall’evitamento del contatto sociale in tutte le sue sfumature. Chi soffre di tale condizione, rifiuta la comunicazione con l’esterno e decide di ritirarsi volontariamente nella propria abitazione, isolandosi, così, per un periodo di tempo anche piuttosto lungo nell’unico luogo ritenuto effettivamente “sicuro”. 

 

Purtroppo, come conferma ormai da anni l’occhio curioso e attento della ricerca scientifica, i comportamenti “hikikomori” non si restringono più ai soli confini dell’affascinante Terra del Sol Levante. 

L’avvento e la diffusione sempre più globalizzata e veloce del Web 2.0, il quale si basa sui mantra di “interazione, condivisione e partecipazione”, e l’utilizzo sempre più spasmodico dei social network rendono oggi questo fenomeno decisamente presente, anche in luoghi del mondo ben lontani dalla Nazione bagnata dall’Oceano Pacifico, come in America e in Europa. 

 

Nel dicembre del 2023, l’Istituto Superiore di Sanità pubblica un’interessante e a tratti inquietante ricerca sulle dipendenze comportamentali nella Generazione Z: questo studio condotto dall’ISS evidenzia come la natura patologica dell’isolamento sociale impatti in particolar modo sulle vite degli adolescenti e dei giovani adulti, i quali si ritrovano a preferire unicamente la comunicazione via social. 

 

In generale, la tendenza all’isolamento colpisce l’1,6% degli studenti del nostro Paese di età compresa tra gli 11 e i 17 anni: si tratta di circa 66.000 persone. 

Differenziando per genere, se la prevalenza di questa tendenza risulta sotto la media nazionale almeno negli studenti di sesso maschile di età compresa tra i 14 e i 17 anni, la storia è molto diversa per le giovanissime italiane: in effetti, per le alunne che vanno dagli 11 ai 13 anni, la tendenza all’isolamento è pari all’1,9%; ancor più grave è, però, la percentuale di ragazze dai 14 ai 17 anni che preferisce isolarsi: questa si attesta addirittura al 2,4%. 

 

Oltretutto, da un punto di vista geografico, l’analisi dell’ISS sottolinea l’angosciante tendenza del ritiro sociale nei ragazzi dagli 11 ai 17 anni che risiedono nelle regioni del Sud Italia. 

Le motivazioni per cui gli hikikomori scelgono di “disconnettersi” dalla quotidianità sociale non sono riconducibili soltanto a sofferenze dovute all’ansia sociale, di natura “moderata” (24,6%) o “grave” (47,5%), o più drammaticamente a sintomi depressivi, moderati per il 18% e gravi per il 63,9%: per il 77% dei giovani di età compresa tra gli 11 e i 13 anni, infatti, l’isolamento assume più i connotati di una “social challenge”, una vera e propria sfida. 

 

Allora, come si aiuta chi non vuole essere aiutato? 

È proprio questo il titolo di uno dei post più importanti che compaiono su “Hikikomori Italia”, un’associazione senza scopo di lucro nata a Milano nel giugno 2017: questa raccoglie la fondamentale sfida nel contrastare e nel ridurre l’isolamento sociale volontario e le problematiche ad esso connesse, tramite azioni di informazione e di sensibilizzazione, di supporto e di consulenza. 

 

Una fondamentale sfida che, però, anche le istituzioni devono iniziare a sostenere molto più concretamente.  

Per il bene della comunità o, per meglio dire, per il bene del fare comunità.