Si chiama micro retirement ed è una delle più recenti tendenze lifestyle per coloro che si affacciano al mondo del lavoro. Con l’età pensionabile che si allontana sempre di più, la Generazione Z ha trovato un modo per prendersi delle pause significative per vivere esperienze.
Vediamo di cosa si tratta…
Il concetto di micro retirement non è piuttosto recente: è stato introdotto nel 2007 da Timothy Ferriss nel suo libro "The 4-Hour Workweek". La teoria è molto semplice: invece di attendere fino ai 60 o 70 anni per viaggiare e dedicarsi alle passioni, è preferibile farlo quando si è giovani, quando si è sani e pieni di energia. Questo approccio sta guadagnando popolarità nella Gen Z (quella comprendente i nati tra il 1996 e il 2012), che non sembra più interessata ai lavori “tradizionali”.
Abbiamo chiesto allora agli studenti delle scuole secondarie di secondo grado di stilare una lista di cosa vorrebbero dal mondo del lavoro.
Il desiderio che emerso maggiormente è la possibilità di svolgere un’occupazione con orari flessibili e stabiliti in autonomia. Una buona parte ha anche affermato di preferire la possibilità di lavorare da remoto, mentre quasi la metà ha espresso il desiderio di essere inserito all’interno di un ambiente positivo che offra opportunità di crescita.
In un'epoca in cui si cerca di dare sempre più importanza al bilanciamento tra lavoro e vita privata, molte persone cercano di adottare pratiche per contrastare il burnout, dedicando tempo a sé stesse. Il micro retirement non è un semplice anno sabbatico, poiché le persone desiderano trasformarlo in uno stile di vita piuttosto che in un'interruzione temporanea. Alcuni pianificano di viaggiare per un anno intero ogni tre anni di lavoro. Tuttavia, non riguarda solo i viaggi: molti scelgono di riscoprire hobby trascurati o di dedicarsi al volontariato.
Su TikTok, diversi utenti hanno chiesto come sia possibile vivere una pausa dal lavoro, e molti hanno risposto che è necessario risparmiare prima di prendere questa decisione. L’aumento del micro retirement si registra dopo che uno studio ha rivelato che la Gen Z non vuole trascorrere otto ore in ufficio ogni giorno per il resto della vita. Il sondaggio ha mostrato che il 76% dei giovani desidera essere il proprio capo in futuro, evitando di lavorare per qualcun altro "per sempre".
Se il fenomeno del micro retirement è ancora agli inizi in Italia, nel nostro Paese è più comune un fenomeno simile chiamato “job hopping”, ovvero una tendenza a cambiare attività lavorativa frequentemente, restando in un posto di lavoro un anno o due e poi passare ad un’altra azienda o ad un’altra diversa professione. Una tendenza che non interessa solo coloro che non sono soddisfatti del proprio lavoro, ma anche chi è soddisfatto ma è alla ricerca di nuovi stimoli e di scoprire nuove realtà.
Secondo quanto riportato nel 2023 dall'Anpal, l’Agenzia Nazionale Politiche Attive del Lavoro, il numero di professionisti che hanno cambiato lavoro almeno due volte in un periodo di 24 mesi è in costante aumento: tra il 2015 e il 2016, circa 2,35 milioni di italiani hanno cambiato lavoro più di una volta, e questo numero è aumentato del 20% tra il 2020 e il 2021, raggiungendo quasi 3 milioni di persone.
Secondo una ricerca di LHH del 2023, la durata media di permanenza in un lavoro varia in base all'età: i Baby Boomer (nati tra il 1946 e il 1963) rimangono in un posto per 8 anni e 3 mesi; la Generazione X per 5 anni e 2 mesi; i Millennials per 2 anni e 9 mesi e, infine, la Generazione Z per appena 2 anni e 3 mesi.