Quando nei vari paesi, è stato dichiarato il lockdown, il mondo si è come fermato per qualche giorno. Soprattutto in Italia, i sentimenti comuni, a partire da quel 8 marzo sono stati incredulità e paura, seguiti da ansia e angoscia. L’arrivo di questo virus ha scatenato panico un po’ ovunque e gli scenari che ha creato sono degni di essere paragonati a quelli di un film di fantascienza. Eppure si trattava di pura realtà, e tutti gli italiani, ma forse più in generale, i cittadini del mondo, abitanti di quei paesi in cui il virus ha preso piede, hanno dovuto rapidamente farsene una ragione. Ma dov’è che ti rifugi, quando la quotidianità della tua vita crolla in pochi giorni? Molti hanno iniziato a cucinare pietanze che magari prima non avrebbero cucinato neanche in un mese; altri hanno iniziato a pulire ogni angolo della casa, manco fossero affetti da DOC; e poi ci sono quelli che si sono rifugiati nello sforzo fisico, aumentando le ore di sport, neanche si stessero preparando alle olimpiadi. La verità è che si potrebbero elencare tantissime altre attività che sono state svolte, per far passare il più in fretta possibile i giorni di quarantena. Ed è impossibile, giudicare e capire come funzionano tutte le menti umane che si sono ritrovate ad affrontare questo trauma. Perché parliamoci chiaro, il Covid19 è stato un trauma per tutti, dato che ormai il mondo contemporaneo è abituato ad andare alla velocità della luce e a non a fermarsi mai, quindi trovarsi con le mani in mano, chiuso dentro quattro mura ti fa sbarellare. Però c’è una cosa, un elemento, che ha accumunato tutti i milioni di italiani e anche tutti gli altri cittadini del mondo chiusi nei loro foyers : gli affetti stabili. La definizione giuridica di “congiunto” ha sollevato un polverone negli ultimi mesi, perché l’art 307 4° comma, del codice penale, dispone che “Agli effetti della legge penale, s'intendono per i prossimi congiunti gli ascendenti, i discendenti, il coniuge, la parte di un'unione civile tra persone dello stesso sesso, i fratelli, le sorelle, gli affini nello stesso grado, gli zii e i nipoti: nondimeno, nella denominazione di prossimi congiunti, non si comprendono gli affini, allorché sia morto il coniuge e non vi sia prole” . Ma che la definizione si sia estesa anche agli amici e ai conoscenti non cambia una costatazione di base, durante i giorni di lockdown, quando il mondo fisico si è quasi fermato, quello virtuale si è sviluppato come non mai. Infatti ricevere una video chiamata da un amico o da un parente, dopo cena, prima di andare a letto è diventata un abitudine, che ha accomunato molte persone, il cellulare è diventato l’unico mezzo per comunicare con il mondo esterno. E allora dato che “tanto siamo bloccati qui” sono partiti messaggi, chiamate ad amici di vecchia data, ex compagni di scuola che magari mai si sarebbe pensato di risentire. Certi rapporti, morti a causa della vita frenetica quotidiana che ci aliena sempre di più, sono sbocciati di nuovo, come i fiori in primavera dopo un lungo inverno .E quindi nella maggior parte dei casi, i figli hanno riscoperto genitori, i genitori hanno trovato un mezzo per comunicare con i propri figli. Certe attività casalinghe sono diventate un tramite per passare del tempo insieme, per riscoprirsi, per respirare di nuovo. Durante questi due mesi, molti dicono che la natura si sia ripresa il suo spazio, io dico che l’hanno fatto, in parte, anche i rapporti umani. Ma adesso con la fase 2 come si fa a mantenere vivi questi rapporti? Il mondo pian piano ritorna ad essere frenetico, la gente ritorna al suo posto di lavoro dimenticandosi di mandare quel messaggio al vecchio amico. I genitori tornano ad essere distanti con i figli, perché troppo impegnati con il loro mondo da adulti, e figli fingono di non aver bisogno della vicinanza dei genitori. Adesso che il peggio sembra essere passato, sembrerebbe che le menti umane stiano dimenticando in fretta : la paura, l’angoscia, il senso di claustrofobia e solitudine provato durante l’isolamento. Dimenticando anche, quanto il sentirsi vicino agli altri li abbia aiutati a superare tutto questo. La fase 2 è chiamata anche “fase di ripresa”, certo la ripresa economica è importante per il nostro paese. Ma io dico riprendetevi anche dall’alienazione, uno dei mali più grandi delle società contemporanee. Imparate dalle manifestazioni di solidarietà e affetto che sono nate in questi mesi, e fatene un abitudine di vita e non solo una reazione necessaria ad una pandemia. E quindi : Evviva i rapporti sociali, le lunghe pause dal lavoro per conversare con degli amici , che sia al bar o davanti ad uno schermo. Evviva le lunghe passeggiate domenicali in riva al mare, o attorno ad un fiume che scorre in montagna. Evviva i rapporti sociali, quelli rinati, appena concepiti o mai sfioriti.