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Coordinatore di Redazione

Valerio Saitta

Oggi la prima Giornata Nazionale dell’Ascolto dei Minori: è solo un giorno o sappiamo ascoltare i giovani s

2025-04-09 06:00

Valerio Saitta

Apertura, attualità,

Oggi la prima Giornata Nazionale dell’Ascolto dei Minori: è solo un giorno o sappiamo ascoltare i giovani sempre?

Favorire la partecipazione attiva di bambini e adolescenti nei processi decisionali che li riguardano, in conformità con l'Articolo 12 della Convenzio

Favorire la partecipazione attiva di bambini e adolescenti nei processi decisionali che li riguardano, in conformità con l'Articolo 12 della Convenzione ONU sui Diritti dell'Infanzia e dell'Adolescenza, è l'obiettivo della Giornata Nazionale dell’Ascolto dei Minori, che si celebra per la prima volta oggi, 9 aprile 2025. 
Questa giornata riconosce il diritto dei minori di esprimere liberamente la propria opinione su tutte le questioni che li concernono, assicurando che tali opinioni vengano prese in considerazione in base alla loro età e maturità. 

In un paese in cui la popolazione giovane è in calo, è importante riflettere su quanto si considerino realmente i bisogni e le esigenze di bambine, bambini, ragazze e ragazzi. In altre parole, quanto sia concreto il diritto all’ascolto dei minori, non solo come un generico richiamo alla necessità di ascoltarli, ma come un invito a prendere sul serio la loro prospettiva nella definizione delle politiche pubbliche italiane.

Il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, in collaborazione con il Ministro per lo Sport e i Giovani, Sport e Salute e AIG, ha organizzato varie iniziative di sensibilizzazione, incluse campagne di comunicazione destinate a tutti i cittadini per sottolineare l'importanza di ascoltare i minori e promuovere la loro partecipazione attiva alla vita sociale del Paese. Per garantire il diritto all’ascolto è necessaria una mobilitazione collettiva. Pertanto, il Ministero invita tutti, giovani e adulti, istituzioni e organizzazioni della società civile, a celebrare questa Giornata con attività informative e a diffondere il messaggio, contribuendo così a costruire una cultura dell'ascolto e della partecipazione dei minori, essenziale per il loro sviluppo e per il futuro della nostra società.

Ogni considerazione sull'importanza di ascoltare i minori deve tenere conto del fatto che si tratta di un gruppo demografico sempre più vulnerabile, per diverse ragioni. Non solo perché i minorenni, come abbiamo avuto modo di evidenziare, sono attualmente la fascia d’età più colpita dalla povertà assoluta, ma anche perché il numero di giovani sotto i 18 anni è diminuito significativamente negli ultimi anni.
Nel 2019, erano quasi 9,6 milioni i bambini e ragazzi con meno di 18 anni residenti in Italia. Questo numero è sceso a 9,35 milioni nel 2021, per poi scendere sotto la soglia dei 9 milioni a partire dall’anno scorso. Nel 2024, infatti, si è registrato un totale di 8,9 milioni di abitanti nella fascia 0-17 anni, con una diminuzione di quasi il 7% rispetto a cinque anni fa.

Questo fenomeno ha interessato l’intero territorio italiano, ma in particolare alcune aree, come è possibile vedere dalla mappa. In alcune regioni del sud, come la Sardegna e la Basilicata, il calo medio dei minorenni dal 2019 ha superato il 10%. Una diminuzione leggermente inferiore è stata osservata in Molise (-9,79%) e Puglia (-9,05%). Al contrario, regioni come il Trentino Alto Adige (-3,79%), Liguria ed Emilia-Romagna (-5,05%) hanno mostrato una maggiore stabilità. A livello comunale, la situazione risulta ancora più variegata. Nella quasi totalità dei capoluoghi, infatti, il numero di residenti sotto i 18 anni è diminuito dal 2019. Solo in 2 città capoluogo, Ragusa e La Spezia, la popolazione minorile ha registrato un lieve aumento tra il 2019 e il 2024, rispettivamente dell’1,3% e dello 0,5%.

Esistono molteplici settori in cui è fondamentale comprendere quanto i giovani si sentano realmente ascoltati e quanto, di conseguenza, considerino valorizzato il loro punto di vista. Un primo elemento da tenere in considerazione è la capacità di ascolto all'interno della famiglia. L'indagine condotta dall'Istituto Superiore di Sanità sui comportamenti legati alla salute degli adolescenti offre vari spunti in questo senso. Questa ricerca si inserisce nel contesto dell'indagine internazionale promossa dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (Health Behaviour in School-aged Children, Hbsc), realizzata ogni quattro anni su un campione di alunni delle scuole secondarie di primo e secondo grado.
Nell'edizione del 2022 – l'ultima disponibile – si è osservato che con l'aumento dell'età diminuisce anche la facilità di comunicare con i genitori. Questo rappresenta un indicatore indiretto della percezione che ragazzi e ragazze hanno riguardo alla capacità degli adulti più vicini (padre e madre) di ascoltarli e sostenerli in diverse fasi della vita. In particolare, le madri sono ritenute più accessibili e, probabilmente, più abili nell’ascolto, sia dagli adolescenti maschi che dalle femmine. In generale, per le ragazze risulta comunque più complicato aprirsi con i genitori.

La scuola costituisce un ulteriore spazio di interazione quotidiana dove cercare ascolto, sia con gli adulti – in particolare gli insegnanti – sia con i coetanei. In questo ambito, l'indagine dell'Iss ha rivelato che la percentuale di studenti che si sentono accettati dai propri docenti è piuttosto alta tra gli undicenni (85,7%), ma cala di 10 punti percentuali tra i tredicenni (75%), scendendo al 61,8% tra i quindicenni. Tuttavia, in merito all'ascolto, la fiducia degli alunni nella capacità degli insegnanti di interessarsi a loro appare piuttosto bassa. Solo il 61,7% degli undicenni percepisce un interesse da parte dei docenti; questa percentuale scende al 50,4% a 13 anni e al 35,4% a 15 anni. Si tratta di dati campionari che necessitano di una lettura cauta, ma che indicano una tendenza – prevedibile – al deterioramento del rapporto con gli insegnanti con l’aumentare dell’età. Solo il 35,4% degli studenti quindicenni crede che gli insegnanti si interessino a loro; tra gli undicenni, questa percentuale supera il 60%.
Riguardo ai rapporti tra coetanei, è interessante notare come la qualità delle relazioni positive diminuisca intorno ai 13 anni, per poi risalire successivamente. Gli adolescenti che considerano i propri compagni “gentili e disponibili” – un presupposto per la costruzione di rapporti fondati sulla fiducia e sull’ascolto – sono quasi il 70% a 11 anni (69,7%). Questa percentuale crolla di quasi 20 punti a 13 anni (51,7%), per riavvicinarsi al 60% tra i quindicenni (58%).

Passando all'ambito politico, si nota che la percentuale di giovani italiani che afferma di aver contattato un politico per una questione o un problema è limitata (7%), ma sostanzialmente in linea con la media europea (8%). Il motivo, sia in Italia che in Europa, è la percezione di una scarsa capacità di influire o di essere ascoltati. Il 31% dichiara di non aver mai contattato un decisore perché non crede che ci sarebbe stato un impatto (media Ue 30%). Un quarto del totale (25%) non lo ha fatto perché “non pensa che chi prende decisioni ascolti persone come me” (23% in Ue).


Queste tendenze invitano a riflettere sull’aspettativa che i giovani, in particolare i minori, nutrono riguardo alla considerazione da parte degli adulti a vari livelli: familiare, scolastico e istituzionale. Questo vale a livello individuale, ma anche generazionale, se si considera che si sta parlando di una fascia demografica significativamente meno numerosa rispetto al passato.