La scorsa settimana si sono chiuse le iscrizioni nelle scuole secondarie e in questo articolo (https://www.sudlife.it/blog-detail/post/261862/iscrizioni-scuola-2025-26:-la-sicilia-terza-in-italia-per-iscritti-ai-licei) vi abbiamo illustrato delle scelte fatte dagli studenti della nostra regione. Oltre alla scelta dell’indirizzo, le famiglie sono state chiamate a scegliere anche scuole che adottano l’orario mattutino e quelle che adottano il “tempo pieno”, ovvero un orario scolastico che arriva ad un massimo di 40 ore e che permette agli studenti anche di usufruire del servizio mensa.
Una possibilità che può essere molto comoda per le famiglie e per i genitori impegnati con il lavoro, che possono lasciare i figli in un ambiente protetto oltre le ore mattutine.
Cos’è il tempo pieno?
Il tempo pieno è stato introdotto all'inizio degli anni '70 grazie alla legge 820/1971. Successivamente, è stata prevista la possibilità di adottare un orario flessibile, in base alle esigenze delle famiglie. Questo cambiamento è stato confermato dal decreto del presidente della Repubblica 89/2009: “Il tempo scuola della primaria è organizzato (...) in 24, 27 e fino a 30 ore, nei limiti delle risorse disponibili; è inoltre previsto un modello di 40 ore, corrispondente al tempo pieno”. Tuttavia, la reale disponibilità del numero massimo di ore è influenzata dalle singole istituzioni.
Se in diverse regioni d’Italia per l’anno scolastico 2025/2026 il tempo pieno si conferma una scelta apprezzata, con una media nazionale del 51,2%, in altre regioni, tra cui la Sicilia, la percentuale si abbassa notevolmente: siamo l’ultima regione in Italia con un modesto 20,7%.
Secondo i dati forniti dal Ministero dell’Istruzione e del Merito l’Italia è divisa in due: da una parte ci sono regioni come il Lazio, in testa con un significativo 70,8%, l’Emilia Romagna (65,1%) e il Piemonte (64,1%), dall’altro le regioni del Sud come la Puglia, la Campania, la Calabria e come detto la Sicilia che non arrivano nemmeno al 40%.
Un divario che mette in luce la necessità di approfondire le ragioni di queste differenze, probabilmente legate a fattori socio-economici, culturali e alla disponibilità di servizi sul territorio.
Colpa certamente della mancanza dei servizi: tra questi il più importante è il servizio mensa. In Sicilia nello specifico solo 2 scuole su 10 hanno la mensa (secondo una elaborazione Tuttoscuola dal Portale dati del Ministero dell’Istruzione e del Merito).
Inoltre, il Governo evidenzia che, per l'attuazione del PNRR, è stato effettuato un notevole investimento nella Missione 4 C1 per le mense, con il 62% degli interventi destinati al Mezzogiorno: “Circa 1.800 interventi sono stati finanziati per un totale di circa 1,07 miliardi, superando l'obiettivo del PNRR per la creazione di nuove mense e la promozione del tempo pieno nelle scuole, a beneficio degli studenti, delle famiglie e delle donne lavoratrici”. È chiaro, quindi, che la realizzazione delle mense scolastiche rappresenti un elemento fondamentale per favorire l'implementazione del tempo pieno nella scuola primaria, insieme alla creazione di spazi dedicati ad attività laboratoriali, alla disponibilità del personale docente, ai servizi per la somministrazione dei pasti e alla riorganizzazione dei trasporti scolastici nel pomeriggio.
Se questi investimenti venissero attuati, si potrebbe innescare un circolo virtuoso che porterebbe all'assunzione di ulteriori insegnanti e di personale ATA, sia per le mense che per il trasporto degli alunni, oltre a coinvolgere le aziende fornitrici dei pasti, il che stimolerebbe ulteriori consumi in altri ambiti. Ciò potrebbe contribuire a ridurre significativamente il tasso di disoccupazione e permettere a molte donne di abbandonare l'accudimento forzato dei figli, che attualmente non hanno luoghi sicuri dove essere lasciati, per cercare lavoro. Se, infine, si incentivassero le mense scolastiche anche nelle scuole secondarie di primo grado, le ex scuole medie inferiori, si stima che un 30% in più di docenti, compreso il personale ATA, potrebbe trovare occupazione in Sicilia, senza dover emigrare al nord in cerca di lavoro.